giovedì 21 febbraio 2008

Non riesco a voltare pagina perchè ci sono cose che non ho ancora scritto, cose che non hai letto, cose che non sai, cose che non ti ho detto. Ma che senso avrebbe dirtele? Ho paura, paura di ricevere di nuovo indifferenza. Quando ti ho messo davanti al mio dolore, tu non hai reagito. Perchè dovresti farlo adesso? Tu non reagiresti ed io ci rimarrei di nuovo male. Che cosa poi vorrei sentirmi dire? Basterebbe un "mi dispiace", solo quello, e nient'altro. Vorrei solo che tu capissi, ma non so se ne sei in grado, o se fin ora tu non abbia mai voluto. Quante parole, quanto tempo sprecato, pensando, piangendo, riflettendo ... giustificando, giustificando te, giustificando lui, convincendomi che in fondo, se tutto è andato così, è perchè così doveva andare, e che io non ho fatto nulla, perchè non c'era nulla da poter fare. Ma dopo tutto, cosa avrei da dirti? Non ho più la forza di darti nulla, neanche il mio dolore, ma se questo venisse fuori, immagino due sole ipotesi possibili. La prima, capiresti, ti farei del male, ma non starei meglio. La seconda, non capiresti, mi daresti indifferenza, ed io starei peggio. Dunque ha senso? No, non ha senso.
Mi manchi? Me lo chiedo spesso. Dovrei dire no. Mi manca forse quell'illusorio Noi che tu hai definito. Dovrei dire no. Perchè per metà del tempo passato assieme, mi hai preso in giro, forse non lo sapevi, forse prendevi in giro te stesso, forse ... sto ancora una volta giustificandoti. Come può mancarti un'illusione? Qualcosa che non c'era. Forse, per quanto mi sforzi, non riesco a capire se mi manchi. Ma se così fosse, se mi mancassi? Sarebbe logico pensare che se solo tu me lo chiedessi, tornerei da te. Questo però non avverrebbe, ed in questo non esiste alcun "forse". Orgoglio? No, paura. Paura di cadere ancora, di essere ferito ancora, che tutto si ripeta ancora. No, sarebbe impossibile. Impossibile fidarsi, impossibile dimenticare, impossibile pensare a te, senza pensare a lui, tutte le volte in cui ti ho sognato, c'era lui. Impossibile dunque che tutto torni come un tempo, sia in quel tempo in cui ti chiamavo amore, sia in quel tempo in cui ero costretto a non poter andar al di là del "dolce Ale". Se tutto ciò è impossibile, non voglio averti, e neanche vederti sotto un'altra forma. Non potrei neanche immaginarlo. E se è altrettanto impossibile dimmenticare, dovrò solo attendere, sperando di ottenere qualcosa di quanto più simile ad un lontanissimo ricordo per poter star bene. La conclusione dovrebbe dunque esser addio, ma addio è solo una parola, e non è consolatoria, non mi dona solievo alcuno. Non c'è una conclusione.

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